Alla fine il respiro gli uscì di bocca in un sospiro quasi inudibile, e lui si girò verso di me con un'indicibile tristezza negli occhi.
«Non posso», sussurrò. La sua mano mi sfiorò brevemente il viso, tenendomi la guancia a coppa. «Anche se Dio lo volesse, Sassenach, io non potrei farlo.»
L'ondata di sollievo che mi percorse le vene mi privò della parola, ma lui, vedendo ciò che provavo, mi prese le mani tra le sue.
«Oddio, Jamie, sono contenta!» sussurrai.
Chinò il capo sulle mie mani. Io girai la testa per appoggiargli la guancia sui capelli e rimasi raggelata.
Nel vano della porta, intento a guardarmi con un'aria di assoluta repulsione, c'era Dougal MacKenzie.
Gli ultimi mesi lo avevano invecchiato; la morte di Rupert, le notti insonni trascorse in discussioni infruttuose, le tensioni dovute alla dura campagna e ora l'amarezza per la sconfitta imminente. C'erano peli grigi nella sua barba rossiccia, un grigiore nel suo colorito e profonde rughe sul suo viso che a novembre non avevo notato. Fu uno shock constatare quanto assomigliasse a suo fratello Colum. Aveva voluto essere al comando, Dougal MacKenzie, e ora che lo aveva ereditato ne stava
pagando lo scotto.
«Lurida... baldracca... traditrice... di una
strega!»
Jamie sobbalzò come se gli avessero sparato, il volto bianco come il nevischio fuori. Io balzai in piedi, rovesciando la panca con un fracasso che riecheggiò in tutta la stanza.
Dougal MacKenzie avanzava lentamente verso di me, scostandosi le pieghe del mantello in modo che l'elsa della sua spada fosse a portata di mano. Non avevo sentito la porta aprirsi: doveva essere stata socchiusa. Da quanto tempo si trovava lì, in ascolto?
«Tu», continuò sottovoce. «Avrei dovuto capirlo sin dal primo momento che ti ho vista, avrei dovuto saperlo.» I suoi occhi erano fissi su di me, con un misto di orrore e di furia che si agitava nelle loro profondità color verde torbido. Vi fu un improvviso movimento nell'aria: Jamie era lì, una mano sul mio braccio, che mi incitava a spostarmi dietro di lui.
«Dougal», cominciò. «Non è come pensi, amico. È...»
«No?» lo interruppe Dougal. Il suo sguardo mi lasciò per un secondo e io mi ritirai dietro Jamie, grata per quella tregua.
«Non è quel che penso?» domandò, sempre sottovoce. «Sento la donna incitarti a commettere un assassinio infame... l'assassinio del tuo Principe! Non solo vile omicidio, ma anche tradimento! E tu vieni a dirmi che non l'ho sentito?» Scosse la testa, i riccioli rossicci e arruffati che gli ricadevano untuosi sulle spalle. Come tutti noi, pativa la fame; le ossa gli sporgevano dal viso, ma i suoi occhi bruciavano nelle loro orbite tenebrose.
«Non ti biasimo, ragazzo», disse. La sua voce era improvvisamente stanca, e io mi ricordai che era un uomo sui cinquant'anni. «Non è colpa tua Jamie. Lei ti ha stregato, si vede benissimo.» Torse le labbra, nel guardarmi di nuovo.
«Aye, capisco bene come sia stato per te. Ha compiuto lo stesso sortilegio su di me, tempo fa.» Fu come se mi stesse spogliando, nel rivangare il passato con quei suoi occhi brucianti. «Una puttana bugiarda e assassina come lei prende l'uomo per l'uccello e lo porta verso la sua condanna, con gli artigli ben conficcati nei suoi coglioni. È così che ti hanno stregato, ragazzo... lei e quell'altra fattucchiera. Ti portano a letto e ti rubano l'anima, mentre tu te ne stai lì addormentato sul loro seno.
Ti prendono l'anima e ti divorano la virilità, Jamie.»
La sua lingua saettò un istante sulle labbra. Mi stava ancora fissando, e la sua mano strinse la presa sull'elsa della spada.
«Fatti da parte, ragazzino. Voglio liberarti da questa sporca
sassenach.»
Jamie si fece avanti, togliendo momentaneamente a Dougal la mia vista.
non c'è che dire, Dougal è DAVVERO un uomo ferito e un pò mi fa pena .___. però cavolo... se jamie e claire l'avessero fatto forse...